Gli Oklahoma City Thunder, dopo essersi fatti dominare in gara 6, rispondono da veri… campioni, conquistando il loro primo titolo NBA della storia da quando non si chiamano più Seattle Sonics. Gara 7 è finita con il punteggio di 103-91, con gli Indiana Pacers che sono stati veramente encomiabili, nonostante una sfortuna a dir poco incredibile, che fa pensare che senza l’intervento nefasto degli dei del basket sarebbe potuta andare diversamente.
Stiamo parlando, naturalmente, della rottura del tendine d’Achille di Tyrese Haliburton. Come ha detto Flavio Tranquillo in telecronaca, la bellezza del basket va di pari passo con la sua “crudeltà”, ma ciò che è successo al play dei Pacers non è crudele: è semplicemente ingiusto, specialmente dopo che aveva cominciato la partita segnando nove punti in sette minuti con 3/4 da tre e promettendo di essere un assoluto protagonista di questa gara 7.
Dopo l’uscita di Haliburton, la partita è stata combattuta fino al terzo quarto, quando OKC ha realizzato tre triple consecutive micidiali e, probabilmente per la prima volta in tutti i playoff, Indiana non è riuscita a rispondere con la sua intensità alla bolgia che si era creata dopo quelle tre conclusioni dall’arco. Da lì in poi il resto è storia: Oklahoma ha dominato per la parte rimanente della partita.
Naturalmente il trofeo di MVP delle finali è andato a Shai Gilgeous-Alexander, ma questo era scontato, visto che la squadra vincente è stata OKC. Il canadese ha dominato per tutta la stagione, anche se forse il titolo di MVP della regular season lo meritava Jokic, che non aveva dietro di sé una squadra forte come quella che ha avuto Shai. Ma non siamo qui per parlare di questo.
Dietro Gilgeous-Alexander, infatti, la prestazione superlativa dei suoi compagni: Chet Holmgren, Jalen Williams, Cason Wallace, Alex Caruso, Luguentz Dort, Isaiah Hartenstein e così via. Dal tabellino non risultano tanti punti segnati, perché in realtà le vere armi di OKC sono state il gioco di squadra e la difesa. Fatto sta che stiamo parlando di una squadra veramente incredibile, se l’avete seguita quest’anno probabilmente sapete bene di cosa stiamo parlando.
Dall’altra parte l’ultimo a mollare è stato sicuramente T.J. McConnell, commovente la sua partita quando ha iniziato a prendersi la squadra sulle spalle, imitando Steve Nash e provando a recuperare la partita dopo le famose tre triple di OKC; lui era sempre lì, e con lui Pascal Siakam e Ben Mathurin. Dispiace un po’ per le prestazioni di Turner, Nesmith, Toppin e Nembhard, che non hanno dato un apporto sufficiente, a differenza di OKC che ha avuto supporto praticamente da tutti i suoi giocatori.
Dunque finisce così la stagione NBA di quest’anno, una stagione davvero bellissima da seguire e terminata con una partita altrettanto bellissima da seguire, la quale è stata probabilmente il riassunto di tutta la serie tra Oklahoma e Indiana, alle quali vanno i nostri complimenti per aver raggiunto le finals e per essersele giocata in quelle che sono le due parole più belle nello sport americano: Gara Sette.
In generale, abbiamo assistito a playoff combattuti, intensi, con partite e prestazioni individuali e di squadra incredibili… in una parola, stupendi. Playoff che purtroppo ci hanno lasciato in eredità i tre gravi infortuni di Lillard, Tatum ed Haliburton, tre tendini di Achille rotti per i tre numeri zero delle rispettive squadre, che probabilmente salteranno per intero la prossima stagione prima di rientrare (speriamo) a pieno regime e regalarci altri momenti di spettacolo.
IL TABELLINO: Indiana Pacers 91 – 103 Oklahoma City Thunder
HIGHLIGHTS
Si ringrazia la pagina Facebook di Sky Sport NBA per il materiale fotografico ed il canale youtube di GAMETIME HIGHLIGHTS per il materiale video.
Dario Salvatorelli
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