Le tensioni sono salite alle stelle nella WNBA questa settimana, quando la stella delle Indiana Fever, Caitlin Clark, è stata al centro di un acceso alterco con Marina Mabrey, delle Connecticut Sun, durante la gara che ha visto vincere le Fever per 88-71 martedì 17 giugno 2025, vittoria che – tra le altre cose – ha permesso ad Indiana di qualificarsi per la finale della Commissioner’s Cup, il trofeo di metà stagione del campionato professionistico femminile americano, finale che Clark e compagne giocheranno contro le Minnesota Lynx.
Escalation delle tensioni tra Fever e Sun: lo scontro Clark-Mabrey
L’incidente, culminato con Clark spinta a terra, ha riacceso le discussioni sulla fisicità del campionato e sul trattamento che le avversarie riservano alla sua giocatrice principale, in una partita che di fisicità ne ha avuta fin troppa.
Il momento cruciale della serata si è verificato nel terzo quarto e ha visto protagonista una sequenza di eventi da far tremare i polsi. La scintilla iniziale è partita da un contatto di gioco, un primo fallo che la guardia delle Sun Jacy Sheldon ha commesso su Clark. Dopo questo primo contatto, tra Clark e Mabrey, vecchia conoscenza del basket italiano per aver vestito la maglia del Famila Schio, c’è stato un breve e acceso scambio di battute dovuto ad un colpo fortuito dato da Sheldon sul volto di Clark durante un’azione di gioco. Proprio in quel frangente, Mabrey ha inferto una spinta decisa a Clark, facendola cadere a terra.
Clark era ancora a terra quando Sheldon si è avvicinata, dicendole chiaramente: “Non puoi fare così!” Forse un rimprovero per una reazione un po’ troppo accesa di Clark, chissà. La risposta di Clark non si è fatta attendere ed è stata fulminea: “Io faccio quel ca**o che voglio!” (Sì, l’ha detto proprio così, scusate il francesismo, ma rende l’idea). Una dichiarazione che ha infiammato ancora di più gli animi. Il risultato? Falli tecnici per Clark, Mabrey e Tina Charles, mentre Jacy Sheldon ha ricevuto un flagrant foul di tipo 1. Ma le emozioni non erano certo finite lì. Più tardi, la serata ha vissuto un altro momento clou. Jacy Sheldon si è ritrovata lanciata in contropiede, uno contro uno con Sophie Cunningham, guarda caso una delle compagne di squadra di Caitlin Clark. E proprio Cunningham, con una grinta che sapeva quasi di frustrazione personale, ha commesso un fallaccio, fin troppo evidente, per fermarla. Il risultato? Una rissa in piena regola.
Il “caso Caitlin Clark”: tra successo e polemiche
Questo appena descritto è stato l’ennesimo episodio che si aggiunge al turbolento “caso Caitlin Clark”. La sua presenza in WNBA ha rivoluzionato tutto: più visibilità, voli charter privati, palazzetti pieni ogni sera, un impatto che nessuno può negare. Ma questa nuova era del basket femminile americano non è arrivata senza strappi.
Basta guardare cosa è successo con la nazionale olimpica: la mancata convocazione di Clark ha fatto discutere per settimane. C’è la sensazione, sempre più diffusa, che nonostante tutto il bene che sta portando al movimento, ci sia ancora una certa riluttanza – soprattutto da parte delle veterane – ad accettare fino in fondo la sua stella nascente. E ogni volta che Clark scende in campo, sembra doversi guadagnare il rispetto a colpi di lividi.
C’è chi comincia a pensare che, dietro tutta questa aggressività in campo, ci sia una forma di “invidia” o, più semplicemente, la difficoltà di accettare una figura così dominante e mediatica come Caitlin Clark, arrivata da poco nella lega ma già sotto i riflettori di tutto il mondo. Questo la rende inevitabilmente una figura divisiva, nonostante sia innegabile l’impatto positivo che ha sul marketing e sulla visibilità della WNBA.
Le tensioni e le risse viste nella partita contro le Connecticut Sun sembrano proprio riflettere queste dinamiche, che stanno emergendo sempre più chiaramente.
La WNBA: un campionato sempre più fisico e combattuto
Intanto, tra tifosi e commentatori si è acceso un nuovo dibattito: la WNBA sta davvero proteggendo a dovere la sua stella più brillante? O gli arbitri stanno permettendo che le partite diventino troppo fisiche, soprattutto quando in campo c’è Clark? C’è persino chi, con un pizzico di ironia, commenta che “si menano di più in WNBA che in NBA”. Una battuta, certo, ma che dice molto su come il livello di intensità e agonismo del gioco femminile stia crescendo a vista d’occhio.
Con ogni partita, la WNBA mostra sempre di più di essere un campionato combattuto, intenso, dove le atlete non si tirano indietro. Anzi, in certi momenti lo spettacolo offerto è persino più viscerale di quello maschile.
La vera domanda, ora, è se le istituzioni sapranno trovare il giusto equilibrio tra agonismo e tutela delle giocatrici. La stagione è ancora lunga: avremo tutto il tempo per scoprirlo.
Dario Salvatorelli
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